Biofach 2024; il bio si guarda dentro e cosa vede?

Biofach 2024; il bio si guarda dentro e cosa vede?

Dal 13 al 16 febbraio 2024 si è svolta a Norimberga la fiera internazionale degli alimenti e dei cosmetici biologici BIOFACH e VIVANESS. 35.000 visitatori professionali provenienti da 128 paesi l’hanno visitata per trovare una vasta gamma di prodotti e servizi offerti da 2.550 espositori provenienti da 94 paesi del mondo. Ricordiamo i numeri di questo evento planetario, considerato a ragione come il punto di riferimento del settore che funge da termometro per comprendere ascesa o declino del business bio.

Nel 2020 i numeri furono questi; 47.000 visitatori di 136 nazioni con 3.792 espositori provenienti da 110 paesi del Mondo. L’edizione estiva 2022 aveva fatto segnare 24.000 visitatori di 137 nazioni e 2.276 espositori provenienti da 94 paesi del Mondo ed aveva rappresentato il punto di caduta. Tra queste due edizioni si collocano, rispettivamente il Biofach 2023 con 37.000 visitatori, 2765 espositori provenienti da 95 paesi e il Biofach 2024 con i numeri di cui sopra. Inutile nascondersi dietro ai numeri. La sensazione è che la fiera non abbia ancora ritrovato la china per risalire e tornare ai fasti di un tempo. Corridoi larghi, spazi lasciati vuoti, qualche incuria negli allestimenti e qualche servizio non al top; dalla Germania ci si aspetta sempre tutto al meglio. Non è stato neppure un flop, come nell’edizione estiva 2022; il mondo bio ancora crede nella fiera di Norimberga ed almeno questo è un dato positivo. La fiera specializzata saprà resistere o cederà alla fiera generalista come Anuga?

I dati del bio nel mondo

Secondo il FIBl, l’autorevole istituto di ricerca svizzero che da 25 anni segue e monitora le vicende statistiche del settore, pubblicando il suo report annuale (disponibile qui), l’agricoltura biologica è praticata in 188 paesi del mondo, su 96,4 milioni di ettari che rappresentano il 2% delle terre arabili del mondo. Dal 2021, l’incremento della coltivazione bio ha interessata più di 20 milioni di ettari. I produttori biologici hanno raggiunto la cifra di 4,5 milioni di operatori. Il mercato dei prodotti biologici ha toccato la quota di 134 miliardi di Euro, con gli USA ancora in vetta alla classifica (58,6 miliardi), seguiti dalla Germania (15,3 miliardi) e, in terza posizione, dalla China (12,4 miliardi) che ha superato la Francia. Lo scorso anno i nostri cugini d’oltralpe erano al terzo posto con 12,7 miliardi, mentre quest’anno scendono a 12,1, complice la crisi.

Vediamo come si comporta il Vecchio Continente

Secondo il SINAB che rilegge i dati del FIBl, la superficie agricola biologica è aumentata di oltre 0,8 milioni di ettari nell'Unione Europea a 27, con un incremento del 5,1% nell'Ue e dell'1,0% in Europa. Rispetto al 2021, la Grecia e l'Italia hanno registrato gli aumenti maggiori, rispettivamente con 0,4 milioni di ettari e 0,2 milioni di ettari. Nel 2022, i terreni agricoli biologici in Europa costituivano il 3,7% della superficie agricola totale, mentre nell'Unione europea rappresentavano il 10,4%. Tra i Paesi europei e a livello globale, il Liechtenstein ha registrato la più alta quota di superficie biologica, pari al 43,0%, seguito dall'Austria, il Paese dell'Ue con la più alta quota biologica, pari al 27,5%. Quindici Paesi europei hanno dichiarato che almeno il 10% dei loro terreni agricoli è biologico. I produttori biologici nell'Ue sono aumentati di quasi il 10% e oggi ci sono più di 480.000 produttori biologici in Europa. L'Italia ha registrato il numero più alto, con 82.593 unità. In Europa, i trasformatori erano 91.775, mentre l'Ue ne contava 85.956 - Inoltre, sono stati contati 7.609 importatori in Europa e 6.450 nell'Unione europea. L'Italia ha registrato il maggior numero di trasformatori, quasi 24.000, mentre la Germania ha primeggiato nel numero di importatori, con oltre 1.900 unità.

Le vendite al dettaglio hanno toccato 53,1 miliardi di euro in Europa nel 2022 (45,1 miliardi di euro all'interno dell'Unione Europea). La Germania si è distinta come il mercato più grande, con vendite pari a 15,3 miliardi di euro. A livello globale, l'Ue ha occupato la seconda posizione come mercato unico per i prodotti biologici, dietro solo agli Stati Uniti, che hanno registrato vendite per 58,6 miliardi di euro. Nel 2022, il mercato europeo ha registrato un calo del 2,2% (Ue: -2,8%). Mentre diversi Paesi hanno registrato un calo delle vendite, una crescita notevole è stata osservata in Paesi come l'Estonia (+6,0%) e i Paesi Bassi (+4,4%).

Nel 2022 i consumatori europei hanno speso 64 euro a persona per gli alimenti biologici (102 euro nell'Ue). La spesa pro capite per gli alimenti biologici è raddoppiata nel decennio dal 2013 al 2022. I consumatori svizzeri e danesi saranno quelli che spenderanno di più in alimenti biologici, rispettivamente con 437 e 365 euro pro capite.  La Danimarca detiene la quota di mercato bio più alta al mondo; a livello globale, i Paesi europei hanno rappresentato la quota più alta di vendite di alimenti biologici in percentuale dei rispettivi mercati alimentari. La Danimarca ha continuato a detenere la quota più alta a livello mondiale, con il 12,0% nel 2022, seguita dall'Austria con una quota dell'11,5% e dalla Svizzera con l'11,2%.

Le sensazioni direttamente dai protagonisti

Il mercato bio tiene, ma fa una grande fatica; i fatturati resistono, complice l’aumento dei prezzi dovuto al fenomeno inflattivo. Tuttavia, i volumi sono leggermente in calo e questo significa che i consumi e gli spazi sugli scaffali si stanno riducendo. Qualche leggera apprensione serpeggia tra gli operatori, perché il biologico appare meno distintivo di un tempo e si confonde nelle sempre più abbondanti, pervasive ed incalzanti proposte commerciali targate “green economy” o “sustainability” o “circular economy”, che al biologico ammiccano per catturare quei consumatori disattenti, per starsene poi ben distanti, a causa di un sistema di controllo che non farebbe sconti a comportamenti al limite del “green washing” più bieco.

In Italia?

Il 2021 si è chiuso con un deciso segno meno (-4,6%), almeno per quanto concerne i consumi di biologico nel nostro paese. I dati del 2022 sono in elaborazione da parte dei nostri autorevoli istituti di ricerca; tuttavia, i primi dati aggiornati a luglio 2022, ci indicano un volume di vendite sul mercato interno pari a 5 miliardi, a cui si aggiungono 3,4 miliardi di valore destinato all’export. Occorre considerare la spinta inflattiva sui prezzi e quindi è fortemente probabile che l’aumento a valore non corrisponda ad un aumento dei volumi. Rimangono inalterati e confermati i drivers d’acquisto classici (salute, ambiente, qualità) che spingono i consumatori a preferire il bio e questa è un’ottima notizia ed è il principale punto di forza del settore. Tuttavia, il concetto di “sostenibilità” che oramai permea ogni comunicazione proveniente dal mercato, rischia di annebbiare la capacità del consumatore medio di distinguere tra un prodotto “biologico” e un prodotto “sostenibile”; come è a tutti noto, il primo è ottenuto da imprese sottoposte ad un collaudato ed efficace sistema di controllo e certificazione, che è regolamentato a livello europeo e fornisce il massimo delle garanzie. Il secondo naviga tra standard auto incensanti, volontari, non confrontabili e con un sistema di controllo e certificazione addirittura assente, dove vince chi ha più soldi da spendere in comunicazione.

Ed è proprio nella comunicazione che per il settore biologico occorre fare una grande sforzo collettivo; una comunicazione “istituzionale” capace di arrivare alle famiglie e ai consumatori che consenta di innalzare la quota di consumo bio domestico, portando l’Italia agli stessi livelli di Francia e Germania.