Produzione e mercato dell’ortofrutta biologica
Autore: Davide Pierleoni - Responsabile Ufficio Commerciale e Marketing
L’ortofrutta biologica rappresenta da sempre una componente importantissima nel consumo dei prodotti biologici in Italia. Secondo una recente ricerca di mercato presentata da ISMEA al convegno organizzato da CCPB a MacFrut 2021, emerge che nel carrello del consumatore, almeno il 47% è rappresentato dall’acquisto di ortofrutta biologica (segnatamente 27% di frutta e 20% di verdura).
Superfici e colture
Dal punto di vista produttivo, la quota di Superficie Agricola Utile destinata alla coltivazione di ortofrutta vale il 9,5% del totale ovvero 188.000 ettari su quasi 2.000.000 di ettari bio coltivati in Italia al 31.12.2019. La maggiore crescita delle superfici bio si registra per il settore orticolo, in quanto si tratta di coltivazioni annuali, più facili da gestire e con minor bisogno di investimenti a lungo termine. Analizzando i trend storici in un arco temporale decennale, si nota come il settore frutticolo mantenga costante la propria dimensione in termini di superficie, mentre il settore orticolo mostra un sostanziale raddoppio delle stesse.
Le colture frutticole più rappresentate sono, in ordine decrescente, arancio, mandorlo, castagno, nocciolo, altri agrumi che da soli coprono il 60% dei 123.000 ettari circa. Le colture orticole più rappresentate sono, in ordine decrescente, legumi in generale, pomodoro, pisello, cavolo in varie forme, che coprono il 50% dei 65.000 ettari circa.
Il Mercato della frutta Bio
Dal punto di vista dei valori di mercato, la frutta fresca e trasformata vale circa 900 milioni di euro, con una crescita tendenziale più marcata per la frutta trasformata rispetto a quella fresca. Di questi 900 milioni di euro, la parte del leone la fanno le banane con il 9,5%, poi a seguire le mele con l’8,7%, le arance con il 6,8%, i limoni 5,5%, le pere 4,1%, le noci 4,1% e poi pesche, uva, clementine, meloni, kiwi, fragole, mandorle, anguria e albicocche.
Curiosità; analizzando le vendite di frutta per ripartizione territoriale, emerge che al Sud si consuma quella fresca per una quota del 37%, mentre al Nord quella trasformata per il 35%. Il maggior canale di vendita della frutta bio è quello esterno alla GDO (rappresentata da Iper e Super mercati) che costituisce solo il secondo canale, mentre il terzo canale sono i Discount, seguiti dall’E-commerce. Ricordiamo che la GDO è invece il primo canale per i prodotti trasformati non ortofrutticoli.
Il Mercato della verdura Bio
Dal punto di vista dei valori di mercato, la verdura fresca e trasformata vale circa 650 milioni di euro, con una crescita tendenziale – anche in questo caso - più marcata per la verdura trasformata rispetto a quella fresca. Di questi 650 milioni di euro, la parte del leone la fanno i pomodori con il 10,9%, poi a seguire le zucchine 6,7%, i peperoni per il 4,2%, le patate 4,1%, i finocchi 4,1%, le melanzane 3,9% e poi carciofi, insalate, cipolle, zucche, broccoli, cavolfiori, fagiolini e cetrioli. Anche per la verdura si conferma la curiosità precedente; analizzando le vendite di verdura per ripartizione territoriale, emerge che al Sud si consuma quella fresca per una quota del 35%, mentre al Nord quella trasformata per il 31%. Il maggior canale di vendita della verdura bio è quello esterno alla GDO che rappresenta solo il secondo canale, mentre il terzo canale sono i Discount, seguiti dall’E-commerce.
I prezzi?
Analizzando i prezzi all’origine ossia quello che viene pagato al produttore agricolo, si nota un premium price che varia a seconda del prodotto in esame, passando da +24% per le arance, +28% per le patate, +53% per i pomodori e fino al 104% per le mele. Il tema dei prezzi è un tema molto caldo in quanto mancano rilevazioni e strumenti di analisi delle dinamiche tra domanda e offerta.
Cosa ci aspetta per il futuro?
Le sfide che il settore ortofrutticolo bio deve affrontare nei prossimi anni sono legati principalmente a:
- modalità di servizio ovvero quale mix adottare nel punto vendita tra quello libero o il confezionato;
- per l’ortofrutta venduta confezionata, quali forme di packaging tra quello sostenibile, riciclabile, compostabile, riutilizzabile, etc. …. possono rappresentare una chiave di volta per aumentare i consumi di questo segmento;
- nuovi nemici fino ad oggi sconosciuti come alcuni parassiti, sia insetti che malattie, ad esempio il moscerino della frutta, la cimice asiatica, alcune virosi per le quali anche la lotta con l’utilizzo della chimica è in difficoltà, ancora di più il settore biologico che deve utilizzare strumenti e strategie con approccio preventivo e non curativo;
- cambiamento climatico, rappresentato da scarsità di acqua meteorologica, fatiscenza delle reti acquedottistiche, temperature in aumento, costi di riscaldamento delle strutture coperte che aumentano…
A mitigare le nubi minacciose sopra descritte, rimane una sensibilità e una propensione all’acquisto dei prodotti biologici da parte del consumatore che non accenna ad arrestarsi, in quanto il settore si mantiene costantemente nell’alveo dei drivers di consumo più in voga del momento ovvero salute, sostenibilità e qualità merceologica.
Cliccare per ingrandire i grafici ISMEA
Certificazione: Reg. CE 834/2007, il biologico nell’Unione Europea
Tags: agroalimentare, biologico, consumi, Ismea, Macfrut, mercato