Certificazione e competitività

Pubblicato il: 08/02/2021

Autore: Fabrizio Piva - Amministratore Delegato CCPB

Certificazione e competitività

Torno su un aspetto generale che riguarda il nostro ruolo di soggetti che appartengono al cosiddetto mondo del “tic”; non si tratta di un irrefrenabile movimento muscolo-nervoso, ma di un acronimo inglese che sta per “test, inspection, certification”.

Certificazione & ispezione

Come CCPB siamo coinvolti direttamente nell’attività di ispezione e certificazione; siamo conosciuti soprattutto per il biologico ma nel tempo abbiamo sviluppato competenze ed esperienza nell’attività di audit, e per questo siamo accreditati in base alla norma ISO 17020, e nella certificazione di prodotti e processi sia dell’agroalimentare che di altri settori (tessile, cosmesi, detergenza) con una spiccata vocazione in processi ecosostenibili.

CCPB ha iniziato la sua carriera nella sostenibilità nel 1988 quando la tematica era frequentata da pochi ed ha mantenuto questa sua originalità aggiungendo anche l’attività negli schemi ambientali (EPD, PEF, attestazioni LCA, carbon e water footprint, biodiversità, carbon credit, accumulo del carbonio nei suoli, etc).

In questi 33 anni CCPB è cresciuto insieme con le aziende ed i settori cui ha offerto i propri servizi, la certificazione e l’auditing hanno contribuito a migliorare la qualità di processi e prodotti, il ruolo dell’organismo di parte terza ha conferito ai prodotti ed ai servizi maggiori garanzie e fiducia rendendoli più appetibili e riconoscibili dal consumatore. Oggi il termine “certificato” implica un prodotto più controllato, più garantito, con una o più qualità, più sicuro, degno di maggiore fiducia.

Cosa significa certificato

Questo non risiede nel fatto che il consumatore non si fidi del sistema di produzione ed abbia bisogno di un soggetto terzo che dica “si”, ma piuttosto ha bisogno di una conferma che gli deriva dalla certificazione. Il prodotto è pur sempre ottenuto da un’impresa ed è questa che produce e trasmette qualità, è questa che adotta sistemi produttivi tecnologici ed innovativi per mantenere le caratteristiche organolettiche nel tempo, per ridurre gli sprechi, per limitare al massimo l’uso di mezzi tecnici non necessari, ma la certificazione è “il collante” che consente di condensare i vari aspetti (qualità, destinazione d’uso, contenuti, informazioni nutrizionali, aspetti tecnologici, informazioni qualitative, etc) con cui il prodotto viene ottenuto e trasmesso al mercato.

Certificazione alla stregua di un fattore produttivo che contribuisce a far compenetrare tutti gli altri fattori fino ad arrivare al risultato produttivo. Tutto ciò implica competenza, serietà, solidità, indipendenza, terzietà, precisione, tempestività ed il sistema di certificazione italiano ha ormai ampiamente dimostrato di essere all’altezza del sistema produttivo italiano, declinato nei vari settori e particolarmente competitivo sul mercato internazionale ed interno.

Certificazione e sistema produttivo

Il sistema socio-economico che comprende il sistema produttivo, ma che include anche il sistema pubblico e quello più “terminale” della distribuzione e dei consumatori, ha compreso fino in fondo la leva competitiva che un sistema siffatto può offrire in un momento di ricostruzione e di rinascita post pandemica? Purtroppo la risposta non può essere pienamente positiva perché spesso la certificazione viene “vista” e soprattutto “letta” come “conditio sine qua non” e quindi imposta per accedere ai punti vendita della distribuzione oppure come un elemento inscindibile dai controlli ufficiali e, in entrambi i casi, ridotta ad un mero controllo dotata di scarso valore aggiunto per il sistema economico nel suo complesso.

L’imposizione è connessa a standard “proprietari” che fissano regole che spesso non aumentano la qualità ma si occupano di fissare alcuni requisiti minimi cari più al retailer che al mercato nelle sue varie accezioni. La riduzione della certificazione a strumento pubblico riguarda in particolare le certificazioni volontarie su base regolamentata in cui uno strumento volontario viene ridotto a mero strumento di controllo “semi pubblico” perdendo buona parte degli aspetti positivi che la certificazione riveste sui settori cui è dedicata.

Tutto ciò nell’ottica di migliorare la competitività dei prodotti italiani e del sistema produttivo che li esprime; il nostro paese, nei confronti di altri sistemi produttivi, ha visto una forte riduzione della propria capacità di competere. In un periodo di ricostruzione, quale quello che ci accingiamo ad inaugurare, occorre recuperare competitività e i fondi del “Next Generation EU” dovranno essere utilizzati per migliorarla e mantenerla in futuro. La certificazione e il sistema delle attestazioni in generale può essere un utile ausilio allo scopo.