Biofach 2025; uno sguardo sul mondo biologico
Autore: Davide Pierleoni - Responsabile Ufficio Commerciale e Marketing
Dal 11 al 14 febbraio 2025 si è svolta a Norimberga la fiera internazionale degli alimenti biologici BIOFACH. Una volta avremmo parlato anche di VIVANESS e della fiera della cosmesi naturale, ma dal 2025 il padiglione specializzato è stato chiuso. Questo è stato un chiaro segnale.
Ricordiamo i numeri di questo evento planetario, considerato a ragione come il punto di riferimento del settore che funge da termometro per comprendere ascesa o declino del business bio.
Ad evento appena concluso, 35.000 visitatori professionali provenienti da 140 paesi con 2.300 espositori provenienti da 94 paesi del mondo. Nel 2024 erano stati 35.000 da 128 paesi e 2.550 espositori provenienti da 94 paesi del mondo. Se il numero dei visitatori è rimasto il medesimo (errore dell’Ufficio Stampa?), il numero degli espositori è calato di circa il 10%. Solo 5 anni fa, vivevamo in un altro mondo. 47.000 visitatori di 136 nazioni con 3.792 espositori provenienti da 110 paesi del Mondo.
La pattuglia italiana degli espositori era la seconda più numerosa dopo quella dei padroni di casa; se non ricordo male, nel 2019 erano circa 800; nell’edizione 2025, abbiamo contato 232 espositori ed erano 290 nel 2024. L’Italia è in ritirata.
Le probabili cause
Il costo degli eventi fieristici non diminuisce. Il numero degli eventi fieristici aumenta o si mantiene inalterato. Il consumo di prodotti bio è in leggera compressione; il fatturato del bio cresce di poco in volume, ma solo nell’ultimo anno; le marginalità di guadagno si stanno riducendo e questo comporta anche necessariamente ridurre i costi. E se dalla fiera non porti a casa dei risultati, prima o poi ti guardi intorno.
Le fiere generaliste come ANUGA a Colonia, SIAL a Parigi, TUTTOFOOD e CIBUS in Italia hanno padiglioni dedicati al bio; dove non esiste un padiglione bio, le aziende possono esporre sia le linee convenzionali e le linee bio per fare business sui mercati internazionali da cui arrivano i buyer più importanti.
Prendiamo il caso della Germania nel 2025; una fiera Biofach a febbraio e una fiera Anuga a ottobre. Il costo del metro quadro espositivo e i costi di alloggio per una settimana sono sempre in aumento. Per aziende come quelle italiane, i cui fatturati di bio rappresentano una percentuale tra il 5 e il 15% del totale, il costo di partecipazione può essere un elemento di disincentivazione? Per le nostre piccole aziende artigianali, ancorché dedicate al bio al 100%, l’assenza di un contributo pubblico da parte della Regione o della Camera di Commercio locale o di un bando europeo può portare alla rinuncia per l’impossibilità di sostenerne i costi.
I dati del bio nel mondo
Secondo il FIBl, l’autorevole istituto di ricerca svizzero che da 26 anni segue e monitora le vicende statistiche del settore, pubblicando il suo report annuale 2025 con dati aggiornati al 2023 (disponibile qui https://www.fibl.org/fileadmin/documents/shop/1797-organic-world-2025.pdf, l’agricoltura biologica è praticata in 188 paesi del mondo, su 98,9 milioni di ettari che rappresentano il 2% delle terre arabili del mondo. Dallo scorso anno, l’incremento della coltivazione bio ha interessato solo circa 2,5 milioni di ettari, ma i produttori biologici sono diminuiti a 4,3 milioni di operatori (meno 200.000). Il mercato dei prodotti biologici ha toccato la quota di 136,4 miliardi di euro, con gli USA ancora in vetta alla classifica (59,0 miliardi), seguiti dalla Germania (16,1 miliardi) e, in terza posizione, dalla China (12,6 miliardi). Diciamo subito che le crescite sono davvero modeste se confrontate con quelle fornite lo scorso anno.
Vediamo come si comporta il Vecchio Continente, segnatamente l’Unione Europea dei 27
La superficie agricola biologica ha toccato i 17,7 milioni di ettari; svettano in testa tra i paesi più bio la Spagna, la Francia e l’Italia, rispettivamente con 3,0, 2,8 e 2,5 milioni di ettari. La percentuale di bio sul totale della superficie agricola presenta una media del 10,9%, ancora molto lontana dall’obiettivo, quel 25% definito dalla Commissione Europea con la Strategia “Farm to Fork” entro il 2030; rispetto lo scorso anno, la crescita delle superfici è stata di 0,62 milioni di ettari, principalmente in Spagna e Italia. Il numero dei produttori agricoli ha toccato i 434.577 operatori e i tre paesi al top erano Italia, Francia e Grecia, rispettivamente 84.191, 61.127 e 58.691. I trasformatori ossia le aziende alimentari erano 89.379 e i tre paesi al top erano Italia, Germania e Francia, rispettivamente 24.800, 22.382 e 20.141. Gli importatori sono stati 6.727 e i tre paesi al top erano Germania e Francia, rispettivamente 1.971 e 722.
Il mercato nazionale di riferimento nell’Unione rimane quello della Germania con 16,1 miliardi di euro, seguito dalla Francia con 12,1, ma non va sottovalutato il mercato svizzero che ha toccato i 4,2 miliardi che si fa forte di un consumo pro capite davvero entusiasmante. Infatti, il consumo pro-capite maggiore è sempre rilevante in Svizzera, Danimarca e Austria, rispettivamente pari 468, 362, 292 euro a testa; la media mondiale è drammaticamente bassa ossia solo 17 euro, mentre quella europea intesa come Unione Europea fatta da 27 paesi è di 104 euro.
Le sensazioni direttamente dai protagonisti biologici italiani
Il mercato bio tiene e ci sono segnali netti - anche se piccoli - di ripresa dei volumi di vendita, al netto degli aumenti di prezzo dovuti ai fenomeni inflattivi. Il mercato dell’export è ancora quello che fa la differenza e senza la quota destinata all’estero, il biologico italiano ritornerebbe nella nicchia. I nostri consumi di bio domestici sono davvero poca cosa per un paese di 57 milioni di abitanti, che parla tantissimo di sostenibilità, ma che fatica a tradurre i proclami altisonanti in atti concreti, come il semplice gesto di acquisto di un prodotto biologico in un mercatino, in un negozio specializzato o in un grande supermercato. Mangiare biologico equivarrebbe a dare un grande impulso al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e non servirebbe neppure comperare un’auto elettrica o ibrida. Come gridava il dottor Frederick Frankenstein, interpretato magnificamente da Gene Wilder nel film di Mel Brooks “Frankenstein Junior” del 1974, “Si può fareeeeeee”!
Certificazione: Reg. Ue 2018/848, il biologico nell’Unione Europea

