Utilizzo dei pesticidi in UE: la storia di un metodo ingannevole
Autore: Lorenzo Mantelli - Assicurazione Qualità & Accreditamenti

IFOAM OE ha recentemente presentato uno studio (reperibile qui) condotto da GLOBAL2000, riguardante un possibile indice sostituto dell’attuale (e ormai ampiamente sconfessato) indice HRI1, utilizzato dalle istituzioni europee per sponsorizzare una diminuzione nell’uso dei pesticidi negli Stati Membri. Prima di passare alla descrizione del nuovo indice, denominato PURI (Pesticide Use and Risk Indicator) è opportuno spiegare al lettore cos’è l’indice HRI e perché è tanto necessario interromperne l’utilizzo il prima possibile.
Cos’è l’indice HRI1
HRI1 significa Harmonized Risk Indicator 1 ed è stato introdotto nel 2019 con l’obiettivo di monitorare il consumo di pesticidi che, occorre ricordarlo, la Commissione intende ridurre del 50% entro il 2030 come parte degli obiettivi fissati dal Green Deal. L’indice calcola l’utilizzo dei pesticidi negli Stati membri usando il dato delle quantità vendute nell’Unione per ciascun principio attivo (circa 400), moltiplicandolo per un fattore di rischio in base allo stato dell’autorizzazione:
1 per i prodotti a basso rischio
8 per i prodotti che possiamo definire normali (non a basso rischio e non candidati alla sostituzione)
16 per i prodotti ad alto rischio candidati alla sostituzione
64 per i prodotti non autorizzati
Fino a qui non ci sarebbe nulla da obiettare. Tuttavia, tale indice è utilizzato come base 100 per i calcoli degli anni successivi e ogni modifica alle autorizzazioni viene applicata retroattivamente. Ad esempio, se un prodotto che era ammesso l’anno scorso viene tolto dal mercato a seguito di revoca dell’autorizzazione, l’utilizzo di quel prodotto per gli anni precedenti viene automaticamente elevato a fattore di rischio 64 facendo figurare una diminuzione nei quantitativi utilizzati semplicemente “gonfiando” i dati degli anni precedenti. A ciò si aggiunge che normalmente i prodotti non più ammessi vengono sostituiti in termini di quantità da altri prodotti ammessi. Un altro aspetto che questo indice non valorizza (anzi, penalizza), è l’utilizzo dei prodotti naturali. Tali prodotti per la difesa in genere necessitano di quantità molto più elevate, nell’ordine dei kg/ha, rispetto ai pesticidi sintetici, per cui pochi grammi di sostanza attiva per ettaro sono sufficienti per ottenere lo stesso effetto. Essendo l’indice basato sui dati di vendita in peso, l’indice figura che i pesticidi naturali hanno un HRI più alto rispetto a quelli sintetici! Per una comprensione infografica, un interessante video è disponibile qui.
L’indice HRI1 è stato contestato dalla Corte dei conti europea nel 2020 e la Commissione ha quindi avviato i lavori di revisione dello strumento.
La nuova proposta: l’indice PURI
Senza addentrarci in complicate formule matematiche, che comunque potete trovare nel paper, il nuovo indice PURI introduce innanzitutto il concetto di “superficie trattabile”, che si ottiene dividendo i quantitativi venduti con le dosi di utilizzo. Inserire la superficie trattabile nell’indice permette di normalizzare il dato sui quantitativi venduti in assenza di dati sull’utilizzo effettivo. L’altra miglioria introdotta dal PURI riguarda la considerazione -per il calcolo- non solo dell’indice di rischio dovuto allo status dell’autorizzazione, ma anche ad altri specifici fattori di rischio facilmente reperibili, quali: classificazione GHS, tossicità per la salute umana e tossicità per l’ambiente.
I risultati
Purtroppo, non sono incoraggianti. Lo studio prende in esame solo l’Austria per il periodo 2010-2022 e dimostra risultati opposti rispetto al HRI1, quindi un aumento generale nell’uso di pesticidi, invece di una contrazione. Tuttavia i dati non devono far paura, ma spingere ancora di più le istituzioni a non nascondersi dietro a indici ingannevoli, ad aumentare la trasparenza e a incentivare ancora di più la produzione biologica e altri sistemi di produzione più sostenibili e a ridotto impatto ambientale.
Certificazione: Reg. Ue 2018/848, il biologico nell’Unione Europea
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