Si parte con il Marchio del Biologico Italiano
Autore: Davide Pierleoni - Responsabile Ufficio Commerciale e Marketing

Con qualche ritardo sulla tabella di marcia - erano 180 giorni dall’approvazione della legge -, il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste ha indetto il concorso di idee per la creazione del marchio “Biologico italiano” ai sensi dell’art. 6, comma 2 della Legge n. 23 del 9 marzo 2022.
Ricordiamo che il marchio biologico italiano nasce per caratterizzare i prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana (realizzati con materie prime coltivate o allevate in Italia) contraddistinti dall’indicazione “Biologico italiano”. Il marchio è di proprietà esclusiva del Ministero e può essere richiesto su base volontaria. Secondo il Piano di Azione Nazionale per il Biologico emanato a fine 2023, “…il principale obiettivo del Marchio del Biologico Italiano sarà la valorizzazione delle peculiarità del sistema italiano alla luce delle specifiche restrizioni tecniche, proprie dell’ordinamento nazionale e troverà sbocchi sia istituzionali che privatistici. A questo target si aggiungono obiettivi secondari come la riconoscibilità e la promozione con una spinta istituzionale associata all’origine territoriale...”.
Quali sono queste peculiarità?
Sempre secondo il Piano, sono restrizioni e specifiche di natura tecnica – rispetto ai requisiti comunitari - che mirano a rafforzare le garanzie offerte al consumatore dalla certificazione biologica e aumentare le esternalità positive per l’ambiente. Ne è testimonianza il decreto n. 229771 del 20.05.22 che disciplina, tra l’altro, la rotazione delle colture nelle superfici biologiche così da tutelare la fertilità dei suoli e preservare la biodiversità. Sono inoltre previste valutazioni tecniche più restrittive rispetto ai parametri europei anche per gli analiti riscontrati sui prodotti qualificati come biologici (DM n. 309 del 13.01.2011) e sulle contaminazioni accidentali e tecnicamente inevitabili di prodotti fitosanitari in agricoltura biologica. Quindi, si deduce che l’utilizzo del logo sarà riservato in primis ad operatori italiani che già rispettano – obtorto collo - le regole valide solo in Italia, ma anche ad operatori biologici di altri paesi che però si impegnino a rispettare queste condizioni aggiuntive più restrittive. Ma chi controllerà che un operatore francese, tedesco, austriaco, lo faccia veramente, visto che nei loro paesi gli enti certificatori non conoscono le norme italiane?
Una stranezza
Il legislatore aveva imposto al Ministero di emanare, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, le condizioni e le modalità di attribuzione del marchio e di farlo entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. Quindi, prima le regole tecniche e poi il logo; invece, il Ministero fa il contrario. Prima il logo e poi le regole tecniche.
Inutile nascondersi dietro un dito; il tema delle regole tecniche è molto dibattuto, tra chi spinge l’Autorità Competente a limitare l’utilizzo del logo solo alle aziende biologiche italiane oppure chi vuole tenere fuori dalla portata dell’uso del logo tutti quei prodotti trasformati in Italia, ma ottenuti in parte da materie prime non italiane nel limite del 5% del totale in peso. Insomma, non sarà facile arrivare ad un compromesso che tenga anche conto di quanto avviene nel resto dell’Unione Europea dove accade che, per i loghi nazionali francesi (AB Agricolture Biologique) e tedesco (Bio-Siegel) ad esempio, è ammesso l’utilizzo del logo anche da parte di produttori italiani che esportano in quei paesi e senza che si impieghi materia prima di origine francese o tedesca. Infine, essendo una norma tecnica, dovrebbe essere presentata alla Commissione Europea prima della sua emanazione per verificarne la compatibilità normativa con i Trattati unionali.
Certificazione: Reg. Ue 2018/848, il biologico nell’Unione Europea
Tags: BIOLOGICO ITALIANO, Masaf