Il Biologico prova a ripartire da Sana

Il Biologico prova a ripartire da Sana

È un biologico con due facce quello che si presenta al SANA 2023. In quella esposta al sole, i numeri e le statistiche della produzione agricola viaggiano ancora in territorio positivo; come ci racconta con dovizia di particolari l’annuale report “Il Bio in cifre 2023” rilasciato da SINAB (Sistema Nazionale Agricoltura Biologica), al 31 dicembre 2022 la superficie biologica italiana supera i 2,3 milioni di ettari con un incremento su base annua del +7,5%, raggiungendo la percentuale del 18,7% della Superficie Agricola Utilizzata totale, a pochi punti dall’obiettivo del 25% fissato dall’Unione Europea. Nel medesimo periodo gli operatori certificati biologici superano le 92 mila unità: oltre il 7% di aumento, confermando il trend di crescita iniziato a partire dal 2010. I nuovi ingressi nel sistema di certificazione sono di 6.655 unità. Sicilia, Calabria e Puglia sono le Regioni che trainano questo fenomeno e da sole rappresentano il 40% del totale. Interessante il trend del comparto zootecnico. Nella maggior parte degli allevamenti biologici si registrano significativi aumenti: bovini (+10,5%), suini (+12,1%) e avicoli (con i polli da carne e ovaiole, +16,9%); crescono anche i caprini (+7,3%), mentre risulta in lieve flessione il numero degli ovini ( -1,4%).

Se da una parte crescono i produttori agricoli e zootecnici, gli operatori della trasformazione calano. Per i produttori agricoli è l’effetto dei sussidi europei e nazionali che derivano dai Piani di Sviluppo Rurale del 2022 (gli ultimi della vecchia programmazione PAC 2014-2020) e che, come sempre accaduto in passato, rappresentano una molla che spinge l’agricoltore alla conversione. Per i trasformatori, che diversamente dai produttori non ricevono sussidi, il calo è invece da imputarsi al mercato (ricavi e vendite) che, nel corso del 2021 e del 2022, ha dato un segnale nettamente negativo.

Ed è proprio la dinamica del mercato dei prodotti bio a rappresentare la faccia oscura; al calo delle vendite del 2021 (-4,6%) si contrappone un 2022 con un segno positivo che però è legato alle dinamiche inflazionistiche dei prezzi di vendita, non certo legato ad un reale aumento dei volumi e dei consumi. La serie storica dei consumi di biologico nella GDO, confrontati con l’andamento del totale dell’agroalimentare, mostra che nel 2022 i primi hanno segnato un aumento dell’1,6% a fronte del 7,9%, ma questo dato andrebbe depurato dall’inflazione dei prezzi dell’agroalimentare pari, nel 2022, al 9,1%. Il comparto ortofrutticolo mantiene il primato, con una presenza pari al 45% nel paniere dei prodotti presenti nel carrello della spesa, seguito da quello del latte e derivati che raggiunge il 21,7%.

Tra i canali di vendita, ride la Distribuzione moderna (Super e Ipermercati), con il comparto Discount che cresce del 14,5%, mentre piange il comparto del Dettaglio Specializzato, che fa segnare una diminuzione di 6,2 punti percentuali. Buoni segnali arrivano dai canali Ho.Re.Ca perché dopo un 2020 e un 2021 negativissimi, segnati dalla pandemia che aveva rinchiuso i consumatori nelle proprie case, il 2022 ha rappresentato l’avvio di una nuova stagione di consumi.

Sul versante dei prezzi, come già riscontrato per il 2021, per la maggior parte delle colture continua a ridursi anche nel 2022 il differenziale di prezzo riconosciuto all’agricoltore biologico rispetto all’omologo prodotto convenzionale. Questo andamento dei prezzi agricoli, unito alle dinamiche di un mercato in cui i consumi sono fiaccati dall’inflazione ancora alta e quindi da prezzi che non scendono, deve farci riflettere perché nel corso del 2023 potremmo trovarci di fronte a sgradevoli soprese, come ad esempio, una riduzione di operatori biologici, sia legata al termine del ciclo dei sussidi del PSR in assenza dei nuovi bandi della prossima programmazione 2023-2027 e sia legata all’assenza di un “premium price” dignitoso per chi produce biologicamente rispetto a coloro che lo fanno convenzionalmente. Non sottovaluterei anche le sirene che ammaliano gli operatori biologici, rappresentate dai sussidi legati all’avvio di metodi di Produzione Integrata certificata SQNPI (Sistema Qualità Nazionale Produzione Integrata) che nel corso del 2023 è avvenuta in modo esteso in tutte le Regioni e potremmo scoprire che molti agricoltori biologici sono usciti dalla certificazione bio per passare all’Integrato, attratti da un sistema di controllo e certificazione più semplice e meno burocratico, che gli garantisce lo stesso premio e la possibilità di aumentare le rese ad ettaro rispetto al bio, con un prezzo che è esattamente lo stesso.