Un mondo di agricoltura biologica
Autore: Davide Pierleoni - Responsabile Ufficio Commerciale e Marketing
Funesti rintocchi hanno risuonato nelle splendide chiese gotiche di Norimberga. Il Biofach che si è appena concluso nella sua scintillante e splendida versione estiva – meteorologicamente parlando - ci ha fatto affrontare le vacanze di agosto con qualche magone di troppo. Vediamo il perché, ma prima di tutto le notizie dalla fiera.
BIOFACH 2022
24.000 visitatori di 137 nazioni hanno fatto visita a 2.276 espositori provenienti da 94 paesi del Mondo. Se guardiamo all’edizione del 2020, che si tenne appena prima dello scoppio della pandemia di COVID-19, i numeri erano questi; 47.000 visitatori di 136 nazioni fecero visita a 3.792 espositori provenienti da 110 paesi del Mondo. La differenza tra le due edizioni sta in 23.000 visitatori e 1500 espositori in meno.
Questi numeri indicano che la fiera più importante del mondo, a cui tributiamo l’onere di essere da 30 anni il centro nevralgico dell’universo biologico, non è stato un fiasco perché la pandemia ha “infettato” e reso più deboli anche le attività fieristiche, costringendole ad un ripensamento, ma non è stato neppure un successo.
I DATI DEL BIO
FIBL, forse il principale istituto di ricerca in agricoltura biologica al mondo situato in Svizzera, redige ogni anno lo studio ‘Il mondo dell’agricoltura biologica’ e ci ha confermato che nel 2020, le superfici bio in Europa hanno raggiunto i 17 milioni di ettari; i top player del bio sono Francia al primo posto con 2,5 milioni di ettari, seguita dalla Spagna (2,4 milioni di ettari) e dall’Italia (2,1 milioni di ettari). Il settore è quindi ancora in crescita nel continente europeo. Il futuro dovrebbe essere ancora più roseo, se la strategia “from farm to fork” dell’Unione Europea raggiungerà l’obiettivo del 25% della SAU agricola europea coltivata a Bio.
Anche nell’anno uno del Covid ovvero il 2020, i dati delle vendite hanno confermato ancora una crescita, raggiungendo i 52 miliardi di euro, con la Germania, principale mercato europeo per il bio, che vale 15 miliardi. Non dimentichiamo che l’Italia è il loro principale partner e gioca un ruolo fondamentale nei flussi di prodotto bio verso i due paesi.
A questi ottimistici dati, ahimè riferiti al 31.12.2020, hanno fatto da contraltare le presentazioni di autorevoli speakers, che hanno illustrato i dati delle ultime rilevazioni sui mercati europei.
Francia
Laurence Foret-Hohn è direttrice aggiunta di Agence Bio (agenzia francese per lo sviluppo e la promozione dell'agricoltura biologica e dal suo osservatorio ha registrato un segno negativo sulla maggior parte delle categorie merceologiche, salvo pesce e carne surgelati, prodotti dietetici e cibo per gli animali. Le vendite alimentari in genere diminuiscono del 12,7%, mentre le bevande dell’11,3%. Registrato un decremento della quota di bio nei supermercati e, anche nel canale specializzato, le vendite sono in diminuzione del 16,6%.
Italia
Raffaele Zanoli, professore ordinario presso il dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università Politecnica delle Marche, uno dei più autorevoli studiosi dell’area economica in Italia, confrontando le vendite di bio nel periodo gennaio-maggio del 2021 e del 2022, registra una diminuzione dell’1,9%. Secondo Zanoli, che vede la concomitanza di due fenomeni economici come la stagnazione e l’inflazione, nel secondo semestre 2022 potrebbe registrarsi un aumento dovuto al maggior prezzo del prodotto biologico e quindi all’inflazione; a ciò fa da contraltare il fatto che il biologico sta crescendo molto negli hard discount dove il prezzo di vendita è notoriamente più basso. E se anche l’export frena, causa consumi in contrazione in Germania e Francia che assorbono da sole la metà delle produzioni bio europee, i segnali per il 2022-2023 non sono buoni.
Quanto sopra confermerebbe come il mercato dei prodotti biologici si sarebbe avviato sulla medesima onda ribassista che era già stata analizzata da ISMEA nel suo report “Acquisti bio – anno 2021”, dove i consumi domestici di prodotti certificati bio, a rendiconto del 2021, hanno registrato una flessione del -4,6% rispetto all’anno precedente. Ricorderete che il 2020 è stato l’anno in cui, in termini di valore degli acquisti realizzati dalle famiglie italiane, costrette al confinamento domiciliare, il mercato del biologico aveva realizzato delle ottime performance (+9,5% su 2019) con un incremento delle vendite superiore al totale agroalimentare, anche in considerazione di una manifesta attenzione al mangiar sano, particolarmente accentuata nei primi mesi dopo l’arrivo del Covid.
Rimangono inalterati e confermati i drivers d’acquisto classici che vedono salute, ambiente, qualità che spingono i consumatori a preferire il bio, ma la minaccia (oramai è certezza alla data di oggi) di alti costi energetici e quelli legati alla mobilità (leggasi carburanti) rischiano di comprimere le disponibilità del portafoglio delle famiglie. Nel nostro mercato interno, dove manca un consumo consapevole, che sia strutturato e numericamente importante, la riduzione dei cosiddetti “acquisti occasionali”, che in Italia rappresentano una quota importante dei consumi, non potrà che determinare la flessione.
Certificazione: Reg. Ue 2018/848, il biologico nell’Unione Europea
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