Certificazione di gruppo: il workshop
Autore: Ufficio Stampa -
La certificazione di gruppo è una delle principali novità del nuovo regolamento sulle produzioni biologiche. Una novità che può essere un'opportunità in particolare per le aziende ortofrutticole. Ne abbiamo parlato in un workshop dedicato organizzato insieme alla rivista L'Informatore Agrario in occasione di Macfrut, la fiera internazionale dell'ortofrutta. Qui trovate le relazioni e una sintesi dell’incontro.
Scarica qui le relazioni
Cosa dice il nuovo regolamento del bio sulla certificazione di gruppo
Roberto Maresca, responsabile di schema CCPB, ha spiegato innanzitutto le caratteristiche del gruppo e dei suoi membri che devono istituire un sistema di commercializzazione comune per tutti i prodotti di tutti i membri del gruppo
Il regolamento inoltre fissa dei limiti sulla grandezza di ogni membro:
- sia in termini di fatturato, che non può eccede i 25 000 EUR o il cui volume standard di produzione biologica non può essere superiore a 15 000 EUR l’anno
- sia in termini di superfici, che non possono essere superiori a 5 ettari, o a 0,5 ettari nel caso di serre e 15 ettari nel caso di pascoli permanenti
Il compito principale di cui deve farsi carico il gruppo è la costituzione di un sistema per i controlli interni che comprende una serie documentata di attività e procedure di verifica per ciascun membro del gruppo. Cosa significa? Che il sistema deve organizzare e gestire le ispezioni e gli adempimento a cui è soggetto ogni membro del gruppo. Questa attività comprende la formazione di ispettori, il controllo dei documenti, la tracciabilità interna e misure di gestione di eventuali non conformità.
Il sistema interno non sostituisce il controllo apportato dall’organismo di certificazione che infatti assume il compito di verificare sia il sistema nel suo complesso, sia (secondo una serie di regole) l’operato dei membri del gruppo. Come avviene per la certificazione “tradizionale”, in caso di gravi non conformità l’odc si relaziona con l’autorità competente (ICQRF) che decide di somministrare sanzioni che a seconda delle responsabilità possono essere comminate all’intero gruppo o al singolo.
La certificazione di gruppo come business model alternativo per le PMI del bio: luci e ombre
Il prof. Raffaele Zanoli del Politecnico della Marche con il suo staff ha guidato una ricerca commissionata dal Mipaaf insieme a Ismea e Ciheam-Bari che prima dell’entrata in vigore del nuovo regolamento ha cercato di capire in che modo la certificazione può essere un’opportunità per le aziende e per le aziende di quale tipologia.
Proprio i piccoli produttori ortofrutticoli che fanno parte di una realtà associativa o cooperativa già strutturata possono essere i soggetti più adatti a un tipo di certificazione così organizzata. Questo perché una struttura già operativa aiuterebbe sia nella formazione e gestione di un sistema interno uniforme e consolidato, sia nell’aggregazione dell’offerta commerciale collettiva e di ciascuno.
Le difficoltà di strutturazione costituiscono infatti le non banali perplessità che per alcune aziende potrebbero sorgere nell’approcciarsi alla certificazione di gruppo.
Per approfondire meglio vi consigliamo la lettura delle slide in allegato o della ricerca sul sito di SINAB.