Una legge per il BIO
Autore: Davide Pierleoni - Responsabile Ufficio Commerciale e Marketing
Dopo un lunghissimo e travagliato iter, segnato anche da polemiche che hanno coinvolto i livelli più alti della politica e anche delle istituzioni, è stata approvata in via definitiva la legge sull’Agricoltura Biologica. Lungi dall’entrare in merito a quanto oggetto del contendere, vediamo quali sono le novità che la legge porta in dote al mondo biologico. Essa interviene con l’obiettivo di disciplinare:
Il sistema delle autorità nazionali e locali e degli organismi competenti
In realtà, si rimanda a quanto già definito dal D. Lgs n. 20/2018 (qui PDF) e non si aggiungono novità.
I distretti biologici e l’organizzazione della produzione e del mercato
Per favorire l’aggregazione tra i produttori e gli altri soggetti della filiera, si istituisce un “tavolo tecnico” con un’ampia rappresentanza di interessi, all’interno del quale definire politiche, interventi e strategie, fornire pareri. Oltre al tavolo tecnico, si istituiscono i cosiddetti “distretti biologici”, in aggiunta ai già esistenti “distretti del cibo”, all’interno dei quali verrà limitato l’uso dei prodotti fitosanitari.
In particolare, gli enti pubblici potranno vietare l’uso di diserbanti per la pulizia delle strade e delle aree pubbliche e stabilire agevolazioni compensative per le imprese. Si trova il giusto riconoscimento di quanto richiesto da tempo immemore da parte degli operatori biologici ovvero che gli agricoltori convenzionali saranno obbligati ad adottare le pratiche necessarie per impedire l’inquinamento accidentale delle coltivazioni biologiche e non sarà più l’operatore biologico a dover dimostrare di essere adeguatamente difeso dalle attività inquinanti dei propri confinanti.
Sono definite le Organizzazioni interprofessionali nella filiera biologica, superando il limite attuale della mera appartenenza alla categoria produttiva/merceologica e si istituiscono gli “Accordi quadro” e le “Intese di filiera per i prodotti biologici” e, infine viene prevista la costituzione delle “Organizzazioni dei Produttori Biologici”.
La salvaguarda, promozione e sviluppo
Le azioni di questo ambito toccano tutto il settore bio: produzione agricola, agroalimentare e acquacoltura. Comprendo anche la semplificazione amministrativa, i mezzi finanziari per il sostegno alla ricerca e alle iniziative per lo sviluppo della produzione, la realizzazione di campagne di informazione e di comunicazione istituzionale, nonché la promozione dell’utilizzo di prodotti ottenuti con il metodo biologico da parte degli enti pubblici e delle istituzioni. Il Piano di Azione Nazionale per la valorizzazione del settore bio avrà validità triennale e sarà aggiornato annualmente secondo 12 obiettivi ben distinti. Si istituiscono:
- un Piano Nazionale delle Sementi Biologiche e si include anche uno specifico articolo sulla commercializzazione di materiale riproduttivo eterogeneo biologico, ancorché non registrato
- un Fondo per lo Sviluppo dell’Agricoltura Biologica, finanziato attraverso il “famigerato“ contributo annuale per la sicurezza alimentare, calcolato nella misura del 2 per cento del fatturato realizzato nell’anno precedente relativamente alla vendita di prodotti fitosanitari
- alcuni strumenti di integrazione degli operatori della filiera biologica, quali la stipula di contratti di rete tra le imprese della filiera biologica, nonché la costituzione di cooperative tra produttori del settore biologico e la sottoscrizione di contratti di filiera tra gli operatori del settore
- uno specifico sostegno della ricerca nel settore della produzione biologica, con azioni di promozione a livello di istituzioni impegnate nella educazione (universitaria e scuola media superiore) e istituzioni impegnate nella ricerca (CREA ed altri) che collaborino con gli operatori biologici a tal fine
- una formazione “professionale”
Marchio nazionale
L’uso di un marchio nazionale si propone di contraddistinguere i prodotti ottenuti con il metodo biologico, realizzati con materie prime coltivate o allevate in Italia. Viene chiamato “Biologico Italiano” ed è di proprietà esclusiva del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e il cui utilizzo avverrà su base volontaria.
Il logo grafico verrà individuato tramite un concorso di idee che verrà bandito entro 180 gg dall’entrata in vigore della legge. Mentre entro 90 giorni dovranno essere emanate le condizioni e le modalità di attribuzione del marchio. Quindi prima si decidono le regole di utilizzo, poi si conosceranno i colori, le dimensioni, la forma, etc. Strano, no?
Certificazione: Reg. Ue 2018/848, il biologico nell’Unione Europea
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