REG. UE 848/2018: più o meno burocrazia?
Si sta avvicinando, ormai mancano pochi mesi, l’appuntamento del primo gennaio 2022 che coincide con l’entrata in applicazione del Reg UE 848/2018.
Se ricordate uno dei regolamenti più travagliati nella storia legislativa dell’UE che ha bloccato per anni il trilogo, ovvero le tre istituzioni europee chiamate ad esprimersi: Commissione, Parlamento e Consiglio. Questo processo, iniziato ormai parecchi anni orsono, cosa porterà all’agricoltura biologica, quali le novità che modificheranno il lavoro dei nostri produttori nonostante il costoso processo legislativo che vede centinaia di uffici e migliaia di persone impegnate a “tessere la tela” dei regolamenti di esecuzione e delegati che accompagneranno l’848?
Le principali novità
Nella sostanza il metodo di produzione biologico non cambierà, se non in alcuni dettagli, il concetto di biologico che conosciamo da alcuni decenni; le novità più sostanziali sono la certificazione di gruppo, la certificazione in conformità per i prodotti biologici importati dai paesi terzi, il certificato nei suoi contenuti e nella sua forma elettronica, una diversa categorizzazione dei prodotti e, soprattutto, una maggiore radicalità del concetto di “controlli ufficiali” data all’attività di controllo e certificazione. Quest’ultimo sarà l’aspetto che più influirà sul processo di produzione e che più rischierà di burocratizzare l’attività di controllo, ovvero il contrario dell’obiettivo che in parte il legislatore si era dato quando decise di riformare la normativa del biologico.
La stessa certificazione di gruppo, per come è stata congegnata dalla normativa europea, complicherà e moltiplicherà gli adempimenti a carico del sistema produttivo invece che semplificarli rispetto al sistema attuale di certificazione rivolto ad ogni singolo operatore. È sufficiente leggere l’elenco degli adempimenti a carico del cosiddetto gestore del sistema di controlli interno e quelli a carico degli ispettori del medesimo sistema.
Le conseguenze della burocrazia
La burocrazia del biologico, che non dipende dagli organismi di certificazione ma dalle norme e dalle decisioni assunte dalla autorità, allontana le aziende invece di favorirne l’ingresso, obiettivo quest’ultimo del Green New Deal appena approvato. Lo si è visto anche in un recente studio condotto da ISMEA. A questo si aggiunga anche che dal 2018, anno di promulgazione del fatidico D Lgs 20/2018, la crescita degli operatori e delle superfici ha rallentato bruscamente quando invece la crescita in Ue è stata molto più tumultuosa.
Disciplinare eccessivamente e in modo penalizzante il sistema di controllo ha effetti depressivi sul sistema produttivo allontanandoci dall’obiettivo del 25% della SAU al 2030 quando siamo ancora in una situazione più avvantaggiata (16%) rispetto ai nostri partner comunitari (intorno al 7.8% in ambito UE).
Il sistema di controllo e certificazione in Ue, ed in particolare in Italia, è più che adeguato alle esigenze di garanzia del mercato. Intervenire ulteriormente su questo aspetto significa appesantire gli oneri burocratici a carico del sistema produttivo con la conseguenza di allontanare le imprese maggiormente sensibili agli obiettivi posti dal biologico.