Il biologico deve essere più smart
Come CCPB non abbiamo certo atteso il programma Next Generation EU (Ngeu), con le politiche descritte nel farm to fork o nel documento afferente la biodiversità, per sottolineare come la sostenibilità debba essere il driver che guida lo sviluppo dei processi produttivi e dei comportamenti di ciascuno per mantenere e, se possibile, migliorare l’unico pianeta di cui disponiamo.
Il biologico è riconosciuto dalle politiche europee fin dal 1991 quale metodo produttivo applicato all’agroalimentare in grado di sviluppare azioni sostenibili nel rispetto dell’ambiente e delle comunità rurali in cui questo viene applicato.
Più sostenibile
Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia in questo trentennio di normativa comunitaria sul biologico e l’UE ha predisposto un programma di sviluppo che, complice anche la pandemia da COVID 19, ha posto le basi per la ripresa dell’economia in un’ottica di ricostruzione fondata sulla sostenibilità ambientale e sulla transizione ecologica.
Il nostro paese, fra i principali beneficiari economici di tale piano europeo, ha presentato il proprio Piano di ripresa e resilienza (PNRR) per una spesa complessiva superiore a 240 miliardi di euro, un piano che, confrontato al noto Piano Marshall, è di gran lunga più imponente ed ha fra i suoi obiettivi lo sviluppo sostenibile.
Chi scrive, da parecchi anni insiste sul fatto che il biologico deve “guadagnarsi la sostenibilità” ovvero deve dimostrare che gli obiettivi posti da tale metodo di produzione sono raggiungibili, che la biodiversità aumenta, che si risparmia acqua, che si accumula carbonio al suolo, che si riducono le emissioni, etc. Oggi è sempre più impellente dimostrare ciò perché gli strumenti comunitari e nazionali in materia premiano i processi e le azioni sostenibili fra cui il biologico ma non certo solo quest’ultimo.
Più risorse e finanziamenti
È sufficiente analizzare gli interventi finanziabili con le risorse Ngeu destinate al PSR, fra cui l’agricoltura di precisione, lo sviluppo di filiere corte e locali, la sicurezza sul lavoro, l’energia rinnovabile, il miglioramento dell’uso e della gestione della risorsa idrica, il biologico ed altre misure che per oltre 910 milioni sono destinate all’Italia, senza cofinanziamento nazionale, quali risorse aggiuntive del programma Next Generation EU.
A queste si aggiungono le risorse del PNRR, destinate allo sviluppo di un agroalimentare sostenibile che destina la maggior parte delle risorse all’implementazione di modelli di trasporto ed energetici rinnovabili e sostenibili, all’ammodernamento della meccanizzazione, all’introduzione di tecniche di agricoltura di precisione, alla digitalizzazione per rendere più efficienti i processi produttivi oltre che all’uso intelligente della risorsa idrica.
Più smart
Se il biologico vorrà “trarre profitto” da questa straordinario periodo di investimenti dovrà intelligentemente applicare le tecnologie previste nei programmi di finanziamento e sarà anche un modo per aggiornare il metodo di produzione con le recenti acquisizioni in campo scientifico-sperimentale.
Non potrà, quindi, godere di benefici pubblici solamente perché viene applicato, come ora avviene ed avverrà nei PSR o come sarà probabilmente con i nuovi “eco-schemi” della PAC (Politica Agricola Comune), ma dovrà applicare tecnologie in linea con i programmi di investimento di cui sopra e dimostrare di essere “effettivamente” sostenibile.
Per raggiungere tale obiettivo il biologico deve essere più innovativo e meno conservativo, deve preoccuparsi di produrre più qualità, e in taluni casi anche più quantità, deve realmente produrre di più con meno input o mezzi tecnici per unità di produzione. Deve applicare più tecnologia e porsi in un’ottica di intensificazione sostenibile.
Certificazione: Reg. CE 834/2007, il biologico nell’Unione Europea
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