I bioagrifarmaci: da una nicchia per la produzione biologica a risorsa per il futuro dell’agricoltura

I bioagrifarmaci: da una nicchia per la produzione biologica a risorsa per il futuro dell’agricoltura

L’impatto della pandemia sui consumi e sulle preferenze dei consumatori si sta facendo già sentire e molti produttori si interrogano sul futuro dell’agricoltura. In tanti infatti si stanno chiedendo come difendere le colture in modo sostenibile e in particolare come fare a meno dei pesticidi di sintesi chimica.

I bioagrifarmaci

Nell’anno che vede la revoca dell’uso del mancozeb, fungicida storico usato su moltissime colture, si cercano alternative, guardando anche alla produzione biologica come fonte di soluzioni innovative. Il biologico infatti da sempre ha dovuto fare i conti soltanto con gli strumenti che la natura concede. Metodi agronomici che riducano la pressione di patogeni e parassiti, varietà resistenti, una fertilizzazione equilibrata e metodi fisici di prevenzione delle malattie, ma anche la scelta dei siti più vocati alla coltivazione di una determinata specie e la protezione degli organismi utili e della biodiversità, sono la base per una difesa biologica efficace. Nonostante l’applicazione di tutti questi approcci preventivi, spesso accade però che sia necessario intervenire per ridurre la presenza di patogeni e parassiti. Ed è qui che entrano in scena prodotti naturali ad alto contenuto tecnologico, come i bioagrofarmaci o anche detti biopesticidi.

Che cosa sono

I primi prodotti sono apparsi più di vent’anni fa e sono stati originati dall’intuizione di alcuni ricercatori che avevano capito che anche i patogeni delle piante hanno i loro nemici in natura (microrganismi antagonisti). Inizialmente furono visti come strumenti di nicchia, utili solo per la produzione biologica, ma oggi sono diventati validi strumenti per eliminare non solo i residui di pesticidi negli alimenti, ma anche per ridurre l’esposizione degli operatori ai trattamenti chimici in campagna.

Il loro uso e di conseguenza il mercato è in continua crescita, basti pensare che il 2018 è stato il primo anno in cui l’Unione Europea ha autorizzato l’immissione sul mercato di un numero maggiore di bioagrofarmaci rispetto ai pesticidi di sintesi chimica, dando inizio, si spera, ad un’inversione di tendenza che durerà e si rafforzerà nel tempo.

Come funzionano

Un bioagrofarmaco è un prodotto fitosanitario per la difesa delle colture da malattie e insetti che contiene non più molecole di sintesi chimica, ma microrganismi naturali, isolati dall’ambiente e selezionati tra quelli innocui per l’uomo, gli animali e l’ambiente, ma capaci di contrastare i patogeni e i parassiti delle piante (microrganismi antagonisti). Si va da microrganismi che letteralmente si nutrono e crescono a spese dei patogeni e parassiti, a microrganismi che producono sostanze che li inibiscono o che crescono sugli organi della pianta, occupando lo spazio e consumando i nutrienti che altrimenti verrebbero usati dai patogeni per iniziare l’aggressione alla pianta. Ci sono poi anche microrganismi che aumentano la capacità di difesa delle piante stesse. In questo caso la pianta, percepisce il microrganismo ‘benefico’ come un potenziale segnale di allarme, sente cioè la presenza di un potenziale pericolo e si attrezza per la difesa. Le piante infatti, pur non possedendo un sistema immunitario come gli animali, ma sono comunque dotate di una sofisticata modalità di difesa. Dopo il contatto con un microrganismo ‘benefico’, le piante quindi preallertano il loro sistema di reazione, in modo tale che se poi a questo primo segnale segue l’attacco di un patogeno la risposta è rapida e forte. Le reazioni sono il rafforzamento delle pareti delle cellule e la produzione di sostanze ed enzimi dall’attività antimicrobica. Purtroppo questo meccanismo però non determina una protezione totale dall’aggressione e quindi è necessario che sia combinato da altre modalità di azione per avere dei bioagrofarmaci efficaci. La maggior parte dei bioagrofarmaci microbiologici si basa su più di un meccanismo d’azione di quelli sopracitati.

I microrganismi antagonisti una volta isolati dall’ambiente naturale, caratterizzati e testati per la loro efficacia e sicurezza, vengono prodotti in fermentatori industriali su substrati nutritivi naturali. Una volta applicati sulle colture ed esplicato il loro effetto, subiscono un rapido e naturale declino con impatti assolutamente irrilevanti sull’ambiente.  Utilizzare i bioagrofarmaci significa quindi affidarsi a microrganismi e meccanismi esistenti in natura, ma con tecnologie dall’elevato contenuto innovativo.

Perché rappresenteranno il futuro della protezione delle piante

La produzione biologica è quindi anche un’importante fonte di strumenti e ispirazione per l’agricoltura del futuro. Un futuro che vogliamo essere migliore come sta emergendo da E poi, il più grande esercizio di crowd foresight and writing sul futuro. Vuoi disegnare anche tu il tuo futuro? Tutte le informazioni per partecipare su www.epoi.eu