L’utilizzo delle sostanze chimiche nel settore tessile: il parere dell’esperta

L’utilizzo delle sostanze chimiche nel settore tessile: il parere dell’esperta

Le certificazioni applicate nel settore della moda garantiscono l'utilizzo di sostanze chimiche non dannose per l'ambiente e per il consumatore, sia in fase di coltivazione della fibra, come il cotone, sia durante la filatura del tessuto e in tutte le successive lavorazioni, fino ad arrivare al prodotto finito e commercializzato. La sicurezza e la qualità delle sostanze chimiche utilizzate nell’industria tessile implica un aggiornamento tecnico, scientifico e normativo continuo.

La dottoressa Valentina Trovato, esperta nello studio delle sostanze chimiche del settore tessile, collabora da tempo con CCPB nella valutazione degli input chimici utilizzati dalla aziende della moda che intendono certificarsi: il suo contributo rappresenta un indiscusso valore aggiunto nei servizi di certificazione tessile offerti da CCPB.

Dott.ssa Trovato com’ è iniziata la sua esperienza nel campo del tessile biologico?

 Da diversi anni mi occupo dei trattamenti chimici per la funzionalizzazione tessile. Contestualmente ho sempre prestato la massima attenzione ai regolamenti sia per l’utilizzo delle sostanze che nell’impatto delle lavorazioni. Quello del tessile è, infatti, un settore di spicco per l’Italia, caratterizzato da una nobile e lunga storia che è necessario sostenere in prospettiva futura, facendo in modo che sia la ricerca che l’industria pongano la massima attenzione alla sostenibilità dei cicli produttivi. Ritengo che sia responsabilità di tutti gli attori della filiera tessile farsi carico delle rispettive responsabilità nei confronti dell’ambiente, del benessere collettivo e del futuro del pianeta. In questa ottica, ho approfondito gli studi focalizzandomi su trattamenti per i quali l’innovazione tecnologica, il rispetto dell’ambiente, della salute e sicurezza dei consumatori potessero costituire un elevato valore aggiunto.

Tra i diversi standard, quello GOTS per il tessile biologico ha attirato il mio interesse per l'utilizzo di fibre naturali biologiche, l’attenzione alla loro tracciabilità lungo la filiera di produzione e l'adozione di processi ecosostenibili. Nel momento in cui si è presentata l’occasione di potermi occupare anche della valutazione di input chimici per l’industria tessile che rispettassero i criteri previsti dallo standard GOTS, ho deciso di intraprendere questo percorso che ritengo di grande importanza per un orientamento verso una chimica sempre più sostenibile. Inoltre, l’esperienza come esperta della valutazione di input chimici rappresenta anche un’occasione per arricchire le mie competenze nell’ambito della chimica per il tessile e per acquisire ancora maggiore consapevolezza nella selezione di sostanze chimiche che soddisfino determinati criteri di tossicità per la sicurezza della salute umana e ambientale.

Cos’ è cambiato negli anni alla luce della recente versione 6.0 dello standard GOTS?

 Nel corso degli anni, lo standard GOTS, in particolare, la più recente versione 6.0 è stato con sempre maggiore attenzione revisionato ed aggiornato con l’obiettivo di garantire alti standard ecologici e tossicologici. Dal punto di visto chimico, molti criteri già presenti nelle precedenti versioni sono stati ulteriormente implementati, andando ad includere specifiche sostanze chimiche la cui pericolosità, anche alla luce del Regolamento REACH, esclude totalmente, o ne limita, il loro utilizzo per tessili biologici certificati.

Questo processo ha portato e porterà a standard di certificazione sempre più sicuri e affidabili e incentiverà le aziende di prodotti chimici per il tessile ad escludere completamente sostanze ritenute dannose per l’uomo e l’ambiente, quali fra le tante menzionate dallo standard GOTS, formaldeide, composti perfluorurati, solventi aromatici, metalli pesanti, interferenti endocrini, ponendo allo stesso tempo una grande attenzione agli aspetti tossicologici ed ecologici delle sostanze chimiche impiegate.

Quali sono le principali difficoltà riscontrate dalle aziende tessili che intendono iniziare il processo di certificazione? Quali suggerimenti potrebbe proporre?

 In linea generale, il percorso per la certificazione biologica è spesso lungo e richiede attenzione, consapevolezza e impegno. Relativamente alle aziende che si occupano di prodotti chimici e ausiliari per l’industria tessile, queste utilizzando tale approccio si sono già, o si stanno adeguando alle varie restrizioni in termini di sicurezza chimica previste dalle Regolamentazioni volontaristiche, quali quelle stabilite dallo standard GOTS, seppur riscontrando talvolta qualche difficoltà. Il caso più diffuso riguarda la reperibilità di dati tossicologici ambientali di determinate sostanze chimiche a causa talvolta di mancate valutazioni effettuate nel corso degli anni.

È ovvio che questo rappresenta un problema nell’ambito della certificazione biologica, la quale deve basarsi su dati oggettivi fondamentali per poter assicurare la sostenibilità ambientale. Il consiglio quindi che potrei dare, rivolto non solo alle aziende che richiedono la certificazione per gli input chimici ma anche ai produttori delle materie prime, è di incentivare la produzione di tutte le informazioni necessarie per una completa valutazione chimica dei prodotti, accuratamente dunque selezionati sulla scorta di tali dati al fine di garantire la sicurezza della salute dell’uomo e dell’ambiente.

Quali opportunità e prospettive intravede per il futuro?

Quello delle certificazioni volontarie inerenti il tessile biologico, volte anche alla validazione dei prodotti chimici impiegati, è un settore che ha assunto grande rilevanza soprattutto negli ultimi anni. Queste normative, associate a quelle cogenti ancora non del tutto complete per quanto riguarda lo specifico campo del tessile, rappresentano infatti un’importante guida per le aziende ed i consumatori.

Certamente, avviare il percorso della certificazione biologica comporta diverse opportunità e prospettive interessanti. La rilevanza che assume un’azienda certificata differenziandosi da quelle non certificate all’interno del mercato internazionale, rappresenta infatti un importante valore aggiunto che si tramuta in garanzia per il consumatore che con maggior fiducia si orienta verso i prodotti certificati. Questi ultimi infatti, garantendo il rispetto di stringenti criteri posti dalla normativa relativa al tessile biologico, spingono il consumatore, ma anche le aziende ad un approccio volto sempre più verso la sostenibilità ambientale e la tutela della salute umana.