Il biologico cresce … nonostante tutto
Alcune prime considerazioni sui dati del biologico nazionale al 31.12.2019 recentemente pubblicati dal MiPAAF ed ISMEA.
Il biologico cresce ma non sfonda
In Italia abbiamo raggiunto 1.993.236 ettari, con un incremento rispetto all’anno precedente di 35.000 ettari pari al 2%, e 80.643 imprese registrate per circa 1.600 aziende in più rispetto l’anno prima, di cui 58.967 aziende agricole esclusive (- 0,4%), 9.576 preparatori esclusivi (+ 3%), 11.843 agricoltori/preparatori (+14%) e 527 importatori.
Si conferma che il 51% della SAU biologica è concentrata in 4 Regioni: Sicilia con 370.622 ettari (- 3,8%), Puglia con 266.274 ettari (+1%), Calabria con 208.292 ettari (+3,7%) ed Emilia Romagna con 166.526 Ettari (+7,2%). Si mantiene significativa l’incidenza del comparto dedicato ai prati-pascoli ed alle foraggere che arrivano a 947.822 ettari, pari al 47,55% della SAU biologica nazionale.
La SAU biologica incide per il 15,8% sulla SAU nazionale, di fatto costante rispetto all’anno precedente, pur dimostrando un’incidenza differente in funzione dell’area geografica: se al Nord su 100 ettari di SAU 5,7 sono nel Nord-Ovest, 10,1 nel Nord Est, 21 nel Centro, 20,4 al Sud e 18,7 ettari nelle Isole. Un ulteriore elemento che testimonia un rallentamento nella crescita è costituito dal peso della superficie in conversione rispetto alla superficie biologica complessiva: nel 2018 questa rappresentava il 23,8% mentre nel 2019 si è ridotta al 19,22%, questo aspetto testimonia la riduzione dell’ingresso di nuove superfici.
Nel settore zootecnico si è registrata una crescita degli allevamenti per l’acquacoltura, da 53 a 59, di cui 45 concentrati nel Nord-Est; nel caso dei bovini l’incremento è stato in un anno del 3,8% raggiungendo 389.665 capi, così come sono cresciuti i polli (+13,5%) arrivando a 3.952.998 capi, una riduzione è stata raggiunta per i suini (-13,2%), gli ovini (-12,4%) ed i caprini (-9,7%). Diverso è il caso dell’apicoltura con un incremento pari al 10,5% per un totale di 182.125 arnie.
Il mercato
In termini di mercato, nel primo semestre del 2020 la domanda interna ha avuto un incremento del 4,4%, tenendo conto che nella valutazione di Ismea non entra il settore Horeca, la ristorazione scolastica e l’export; nella distribuzione moderna l’incremento è stato del 5,7% a fronte di un 4,1% nella domanda complessiva agroalimentare. Il biologico incide invece nell’intero settore agroalimentare per il 4%.
Nell’analisi è stato analizzato anche l’effetto “lockdown”, ovvero come questo possa aver influito sul comparto biologico. Di fatto l’incremento dei consumi presso la distribuzione moderna dal 9 marzo al 17 maggio 2020 è stato sincrono fra comparto biologico e non biologico ed i prodotti biologici hanno inciso sul consumo totale di questo segmento per circa il 3% pur essendo aumentato in valore assoluto così come è cresciuta la domanda complessiva di prodotti agroalimentari per circa l’11%.
Ottimismo
Se da un lato possiamo affermare che il biologico cresce debolmente, non dobbiamo sottacere che cresce in un periodo fra i più difficili che il mondo ha vissuto nel dopoguerra. Poter avere un segno positivo in un periodo in cui molte persone hanno vissuto, e stanno vivendo, un grande periodo di incertezza è un elemento di grande ottimismo che fa ben sperare nel momento in cui la pandemia dovesse ridurre i propri effetti negativi.
La pandemia stessa ha favorito ampie e profonde riflessioni sul riposizionamento dei processi e dei prodotti che si ispirano alla sostenibilità ed il biologico ne è a buon diritto uno dei protagonisti.
Certificazione: Reg. CE 834/2007, il biologico nell’Unione Europea
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