“Residuo zero” o abbattimento residui del 100%?
Autore: Alberto Albertini - Responsabile Tecnico Ispezioni e Certificazioni di prodotto CCPB
Negli ultimi mesi stiamo assistendo ad una riscoperta dei prodotti vegetali “a residuo zero”, quelli che possiamo considerare precursori dei prodotti biologici.
Venivano richiesti dalle industre di trasformazione alla fine degli anni ’80, prevalentemente destinati ai mercati centro-nord europei per soddisfare le prime richieste di prodotti più naturali, salutistici da parte dei consumatori più attenti alla propria salute e alla salvaguardia dell’’ambiente.
Residuo zero oggi
Questa domanda negli anni successivi si è di fatto rivolta al prodotto biologico e biodinamico, con i numeri che conosciamo. Dopo quasi 40 anni gli scenari sono un po’ cambiati e per prodotti a “residuo zero” potremmo intendere anche alimenti che in realtà hanno caratteristiche diverse e soprattutto sono stati ottenuti con metodi di difesa delle piante anche profondamente diversi, e con un impatto sull’ambiente anche molto diverso.
Inoltre in questi anni la normativa riguardante la sicurezza dei prodotti alimentari si è molto evoluta e pertanto se vogliamo il concetto di residuo, in senso lato, come lo potrebbe intendere un consumatore particolarmente attento potrebbe allargarsi anche ad altri contaminanti chimici degli alimenti oltre ai classici residui di pesticidi: pensiamo ai nitriti e nitrati, ai metalli pesanti, per esempio.
Come fissare lo zero
Anche nell’ambito dei pesticidi dobbiamo fare molta attenzione a quali consideriamo. Per esempio le sostanze il cui utilizzo è ammesso dall’agricoltura biologica (es. rame, azadiractina, piretrine, spinosad, olio minerale) che spesso non sono neanche inserite nelle griglie di ricerca residui fitofarmaci, non devono residuare? Anch’essi sono pesticidi, di origine naturale sì, ma comunque contenuti in formulati commerciali classificati anche come pericolosi.
Altro aspetto molto importante è “fissare lo zero”, possiamo considerare come nel biologico italiano che tutte le molecole devono risultare essere al di sotto dei 0,01 mg/kg? Oppure, siccome ormai tutti i laboratori più attrezzati, professionalmente molto preparati, accreditati ISO 17025, sono in grado di quantificare anche a livello di 0.003 mg/kg, possiamo pensare di fissare ad un livello più basso?
Per non parlare dell’incertezza di misura definita dal laboratorio di prova. La consideriamo? Come la consideriamo?
Certificazione CCPB con abbattimento del 100% del RMA di fitofarmaci
Come CCPB abbiamo definito un documento tecnico di prodotto (DTP 10 qui PDF) che stabilisce le regole ed i requisiti da rispettare per valorizzare, certificandoli i prodotti vegetali con abbattimento dei residui di pesticidi del 100%.
A livello analitico è stato definito lo stesso limite stabilito nel nostro paese per i prodotti biologici (inferiore a 0,01 mg/kg), così come il rispetto degli LMR dei prodotti ammessi da agricoltura biologica, ma tutto il sistema di controllo e certificazione è basato sulle garanzie derivanti da:
- Il controllo e la gestione della filiera da parte del richiedente la certificazione
- Una fase di studio del comportamento della degradazione dei principi attivi
- La definizione di un disciplinare di produzione integrata con l’obiettivo dell’abbattimento 100% residui
- Un adeguato piano dei controlli anche analitici interni alla filiera
- Un sistema di rintracciabilità in tutte le varie fasi
- Un riesame periodico del disciplinare di produzione integrata
Certificazione: Certificazione Residuo Zero
Tags: agroalimentare, biologico, fitofarmaci, pesticidi