Il biologico: più sostenibile, più efficiente

Pubblicato il: 04/10/2018

Autore: Fabrizio Piva - Amministratore Delegato CCPB

Il biologico: più sostenibile, più efficiente

Alcune riflessioni a seguito della pubblicazione dei dati MiPAAFT/Ismea in occasione dell’edizione di SANA di inizio settembre.

I dati sulla produzione agricola

Riflessioni che seguono la continua accelerazione che il biologico registra sia in termini produttivi che di mercato. La produzione nazionale al 31.12.2017 ha superato 1,9 milioni di ettari (+6,3% rispetto al 2016), gli operatori erano 75.873 (+ 5,2% rispetto al 2016), la SAU condotta a biologico ha raggiunto il 15,4% della SAU totale nazionale quando l’anno precedente si era attestata al 14%. Le aziende agricole biologiche sono il 4,5% delle aziende agricole italiane con una superficie media pari a 29 ha a fronte di una media nazionale di 8,4 ha: si tratta indubbiamente di aziende più giovani e meglio collegate con il mercato.

I dati sui consumi

Sul fronte del mercato il 2017 ha fatto registrare per il consumo biologico + 16.6% sul precedente anno, a fronte di un incremento della spesa alimentare del 1,4%, mentre il primo semestre del 2018 ha raggiunto + 11,5% a fronte di un rispettivo + 0,9%. Anche la domanda interna ha dato ragione al biologico crescendo in modo più sostenuto rispetto ai consumi alimentari globali con una presenza del bio pari al 3% sui consumi agroalimentari globali. Il segmento di mercato che più ha captato tale crescita è stata la GDO che (fonte Nomisma) dal 2008 al 2014 ha totalizzato un incremento del 74% a fronte dello specializzato con un + 14%, mentre nei primi 7 mesi del 2018 la GDO è cresciuta del 5,3% e lo specializzato è calato del 3% nonostante l’aumento del numero dei punti vendita.

Verso una maggiore efficienza

Il biologico continua a crescere quantitativamente ma ora credo sia necessario, o meglio lo è ora più di ieri, che ci si interroghi sulla “qualità” del processo e sulla sua capacità innovativa. I prodotti biologici sono qualitativamente ineccepibili, in più di trent’anni le caratteristiche organolettiche non sono più, per fortuna, quelle di un tempo. Ora però occorre migliorare l’efficienza, ridurre gli sprechi di un metodo i cui costi sono stati coperti da una differenza di prezzo che fino ad ora è riuscita a coprire le diseconomie di scala, ma che di fronte ad una maggiore disponibilità di prodotto e ad una più incisiva presenza della distribuzione organizzata difficilmente si potranno mantenere determinati “delta di prezzo”. Occorre migliorare la qualità merceologica delle materie prime agricole affinché tutte possano raggiungere il livello di riconoscibilità economica migliore.

Una via biologica

È sicuramente necessario aumentare le rese produttive grazie ad una migliore conoscenza del processo produttivo agricolo, ovvero “intensificare” gli output per rendere maggiormente sostenibile il settore, sia sul piano ambientale che su quello economico. Il biologico non deve temere la genetica, le biotecnologie, l’agricoltura di precisione e quella conservativa. È necessario trovare una “via biologica” affinché le acquisizioni derivanti da tali applicazioni possano dare beneficio ad un settore che comunque deve migliorare la propria efficienza.