CCPB amplia servizi di certificazione del tessile

Pubblicato il: 04/05/2018
CCPB amplia servizi di certificazione del tessile

Oltre agli schemi di certificazione già consolidati Global Organic Textile Standard (GOTS) e Organic Content Standard (OCS), che valorizzano il contenuto di fibra biologica nei prodotti tessili, il concetto di tessile sostenibile si evolve e si arricchisce della certificazione in conformità al Global Recycled Standard (GRS) e al Recycled Claim Standard (RCS).

I due standard, come OCS, sono di proprietà di Textile Exchange, ente no-profit con sede negli Stati Uniti impegnato nella valorizzazione e nella promozione della sostenibilità e responsabilità nella filiera tessile, con l’ambizioso obiettivo finale di ridurre l’impatto dell’industri tessile sull’ambiente e sull’uomo.

Global Recycled Standard (GRS)

In quest’ottica lo standard GRS costituisce certamente un riferimento irrinunciabile; il principale requisito per ottenere la certificazione GRS è relativo alla composizione del prodotto: per almeno il 20% deve provenire da materiali da riciclo pre-consumo e post-consumo (il riferimento è la ISO 14021), ma i criteri riguardano anche l’ambiente e la responsabilità sociale.

Sostenibilità ambientale e sociale

L’azienda che desidera raggiungere la certificazione deve adottare una politica ambientale che consideri compiutamente tutti gli impatti del proprio processo produttivo: consumo di risorse energetiche e idriche, utilizzo responsabile delle sostanze chimiche, gestione delle acque di scarico, emissioni nell’aria, rifiuti, ecc. L’azienda stabilirà i propri indicatori ambientali e si porrà obiettivi di miglioramento.

A livello sociale, poi, lo standard GRS fa riferimento alle Convezioni ILO (International Labor Organization), relative a lavoro forzato, lavoro infantile, libertà di associazione e diritto alla contrattazione collettiva, discriminazione, maltrattamento e abusi, salute e sicurezza sul luogo di lavoro, salario, orario di lavoro.

La responsabilità sociale diventa centrale dal momento che la produzione tessile ha luogo sempre più in paesi a rischio.

Labour without Liberty

È di qualche mese fa il rapporto “Labour without Liberty”, diffuso da ICN (India Committee of the Netherlands), GLU (Garment Labour Union), e CCC (Clean Clothes Campaign) relativo alla condizione delle donne migranti che lavorano nel distretto tessile del Bangalore, in India. La ricerca ha coinvolto aziende tessili che producono per grandi marchi ben conosciuti nel mercato globale. Nel documento, la cui lettura è fortemente consigliata, si legge che un terzo delle lavoratrici intervistate sono pagate meno del salario minimo di sussistenza e che il 60% sono state intimidite o minacciate con violenza sul luogo di lavoro, con abusi verbali e sessuali. Lo studio rileva indicatori chiari e incontestabili della presenza massiccia di lavoro forzato, limitazione nella libertà di movimento dei lavoratori, condizioni e carichi di lavoro inumani, inganni e false promesse da parte di sedicenti agenzie di lavoro.

La certificazione GRS dunque, come quella GOTS, danno un ampio risalto ai criteri sociali, cercando di dare il proprio contributo al miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori.

Recycled Claim Standard (RCS)

L’azienda che invece volesse valorizzare soltanto la quota di fibra riciclata nel prodotto tessile, può richiedere la certificazione in conformità allo standard RCS, garantendo una robusta catena di custodia e rintracciabilità della parte proveniente da riciclo pre- e post-consumo.

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