Il suolo come fonte di sostenibilità: la Carbon Sequestration

Pubblicato il: 10/10/2017

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Il suolo come fonte di sostenibilità: la Carbon Sequestration
Gli effetti dei cambiamenti climatici e le iniziative atte a contrastarli sono ormai temi noti e sempre di attualità nelle trattive internazionali sul clima e lo sviluppo sostenibile. Uno dei punti più importanti raggiunti in questi incontri è stato quello dare importanza primaria al suolo come attore chiave in relazione alla mitigazione e prevenzione degli effetti negativi dei cambiamenti climatici e alla sostenibilità. In quest’ottica infatti è stato formulata l’iniziata denominata 4x1000 che propone di combattere i cambiamenti climatici accrescendo il Carbonio organico dei suoli dello 0.4% annuo. Tali obiettivi possono essere raggiunti attraverso la gestione sostenibile dei terreni agricoli con l’adozione di pratiche volte a salvaguardare biodiversità e funzioni ecologiche degli agroecosistemi. Diversi studi scientifici danno evidenza su come è possibile incrementare la sostanza organica nei suoli dell’1% annuo di quella ora contenuta, per almeno 50 anni. In un paese come l’Italia significherebbe un accumulo di quasi 50 milioni di tonnellate, pari al 10% circa delle emissioni nazionali di gas serra. La metodologia più indicata per raggiungere tale obiettivo sembra essere quella dell’agricoltura conservativa e dell’agricoltura biologica. Agricoltura conservativa va intesa come quella totalità delle pratiche che apportino il minimo disturbo meccanico al suolo, che mirino alla presenza di una copertura vegetale dei suoli costante e che applichino operazione come rotazione e/o consociazioni. L’agricoltura bio, favorisce molto in questo senso, in quanto ricorre alla fertilizzazione organica e riduce al massimo gli input di ogni tipo per una maggiore eco-compatibilità. Per rendere attuabili tali proposte e poterne misurare gli effetti sono state sviluppate diverse metodologie di rendicontazione delle emissioni e di contabilizzazione degli stock di carbonio suolo. Sono pensate non solo per misurare le emissioni derivanti da una attività determinata attività produttiva, ma soprattutto per monitorare attraverso software specifici l’entità del carbonio organico trattenuto nel suolo come risultato delle relative pratiche di gestione dei terreni agricoli. È importante definire l’essenzialità di una certificazione, che da una parte garantisca l’applicazione delle pratiche per l’incremento dello stock di carbonio nel suolo, e che dall’altra certifichi che i modelli di calcolo siano idonei e portino dati corretti e di buona qualità. Infatti l’adozione di pratiche agronomiche specifiche, il monitoraggio ed il calcolo degli stock e la loro valorizzazione attraverso approcci certificativi, possono aiutare il sistema agricolo a ottenere:
  • riduzione dei costi
  • miglioramento tecniche gestionali
  • riduzione degli effetti dovuti ai cambiamenti climatici
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