L’ortofrutta biologica cresce ancora

Pubblicato il: 03/05/2017

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L’ortofrutta biologica cresce ancora
L’ortofrutta biologica è un settore in splendida forma che si dà appuntamento a MACFRUT 2017 a Rimini dal 10 al 12 maggio prossimo, con CCPB partner della sezione speciale dedicata al bio. fragoole bioGli ultimi dati Nomisma/Nielsen dicono che nel 2016 le vendite di ortofrutta fresca bio nella solo GDO hanno superato i 147 milioni di euro (fonte: Nielsen), +28% rispetto all’anno precedente. L’interesse del consumatore è confermato anche dalla quota di famiglie acquirenti: il 55% delle famiglie ha acquistato frutta e verdura fresca biologica in almeno una occasione nel corso degli ultimi 12 mesi. Secondo le ricerche ISMEA la frutta e gli ortaggi freschi e trasformati costituiscono il 34% dell’interno carello di acquisti di prodotti biologici in Italia. Ricordiamo che, in generale, i consumi del settore biologico negli ultimi 2 anni sono cresciuti mediamente del 20% annuo e anche nel secondo semestre 2016 il trend positivo non ha accennato a fermarsi. Anche i dati del SINAB (Sistema Informativo Nazionale sull'Agricoltura Biologica - Mipaaf) testimoniano la crescita delle superfici coltivate in Italia con metodo bio. Gli ortaggi erano coltivati su 26.093 ettari nel 2015 e poi 29.494 nel 2016, facendo segnare un +13%. I prodotti frutticoli erano coltivati su 23.213 ettari nel 2015 e poi 23.630 nel 2016, facendo segnare +1,8%, dato di crescita più modesto del precedente. Secondo il Rapporto Ortofrutta 2016 di Agroter, il profilo tipo del consumatore di prodotti biologici risiede nella cosiddetta “Generazione X” ossia i nati dagli anni ‘60 agli anni ’80; si tratta di consumatori con la maggiore capacità di spesa e che sono più sensibili alla tematica dell’assenza di residui chimici negli alimenti. Anche i consumatori appartenenti al profilo “Millennials” ossia i nati dagli anni ‘80 al 2000, manifestano un grande interesse al consumo dei prodotti biologici in generale, anche se l’ortofrutta non rappresenta il principale prodotto nel carrello della spesa. Anche i principali players italiani del settore orto frutticolo forniscono un quadro roseo del settore ortofrutticolo biologico che i principali organi di stampa specializzati hanno prontamente segnalato. Melinda, ad esempio, nel giro di cinque anni conta di passare da 80 a 300 ettari coltivati con un piano “ad hoc”. Oggi la produzione di Melinda Bio è di circa 2.500 tonnellate, su circa 80 ettari coltivati. Il piano prevede in cinque anni di raggiungere una superficie coltivata di 300 ettari (+370%) per una produzione di mele stimata in 14mila tonnellate. Un altro protagonista di assoluta importanza è EcorNaturaSì che nel 2016 ha raggiunto i 355 milioni di euro di fatturato complessivo, di cui il 17% circa del totale è rappresentato dalle vendite del settore ortofrutticolo. Canova, licenziataria del marchio Almaverde Bio per tutto il comparto della frutta e verdura biologica, nelle Isole Almaverde Bio ha ampliato l'offerta rendendo possibile la vendita di ortofrutta biologica con un assortimento completo che va dalle 60 alle 100 referenze a seconda della formula di vendita, assistita o a libero servizio e dello spazio dei punti vendita. La proposta del prodotto sfuso ha incontrato il favore dei consumatori sempre più attenti nel ridurre sprechi e rifiuti, registrando un ritorno positivo sul rapporto qualità-prezzo e sul servizio. Anche i colossi francesi si muovono in questa direzione. Auchan sta provando il suo format dedicato al bio che si chiama “Coeur de Nature” ed ha inaugurato un punto vendita nel cuore della capitale francese che ha una superficie di 237 metri quadri con 3.800 referenze, con uno spazio anche per i trasformati freschi. Non poteva mancare il marchio “Vivi Verde” di Coop Italia, che ha lanciato sul mercato cinque nuove referenze delle zuppe di quinta gamma, tutte preparate esclusivamente con verdure/legumi e cereali biologici, con la sola aggiunta di olio extravergine e sale. Tutte notizie e numeri positivi, nella convinzione però che non ci si debba sedere sugli allori, ma occorra ancora investire e comunicare quanto di positivo il settore biologico può dare.