Allarmi, allarmismi e certificazioni

Pubblicato il: 16/12/2013
Allarmi, allarmismi e certificazioni

Un recente studio del Censis ha rivelato che esiste un’area molto ampia di consumatori informati, sensibili alle notizie e consapevoli ormai di una serie di rischi presenti nel mercato. La maggior parte dei consumatori è anche influenzata dai mezzi di informazione ed è abbastanza spaventata dai fatti di cronaca legati ad episodi di insicurezza in campo alimentare.

banner muretto a seccoPrevale quindi un atteggiamento di diffidenza nei confronti di molti prodotti alimentari tale da indurre a tenere alta l’attenzione negli acquisiti, a controllare bene le etichette, selezionare le provenienze dei prodotti, informarsi, fino al mancato acquisto degli alimenti “sospetti”.

Il quadro è abbastanza preoccupante, perché veramente pochi consumatori oggi percepiscono un sistema dei controlli efficace. Prevale quindi un sentimento di diffidenza e di timore che rischia di mettere in discussione il legame di fiducia che dovrebbe esistere tra produttori, distributori e consumatori.

Le tre aree di diffidenza prevalenti da parte dei consumatori sono:

  • La veridicità delle etichette (es. provenienza geografica, ingredienti, data di scadenza)

  • La presenza di sostanze nocive (contaminanti, residui di pesticidi o di altre sostanze chimiche)

  • Le modalità di conservazione e trasformazione errate

In questo contesto le certificazioni volontarie di prodotto, in particolare riferimento alle Norme UNI 11233 (Produzione Integrata), ISO 22005 (Rintracciabilità di Filiera) e allo Standard Globalgap IFA possono rappresentare un importante elemento di garanzia per il consumatore finale proprio perché includono tra i loro requisiti principali:

  • Le garanzie igienico-sanitarie (HACCP)

  • La sicurezza alimentare (dall’azienda agricola al prodotto finale)

  • La rintracciabilità della filiera

La conoscenza del luogo di provenienza è un elemento che se da un lato indica la ricerca di trasparenza da parte dei consumatori attenti alla lettura delle etichette e alla tracciabilità del prodotto, e dall’altro però può portare a discriminare gli acquisti in base all’origine geografica. È proprio questo l’aspetto che, con il caso “Terra dei Fuochi” in Campania, è maggiormente richiesto da parte del consumatore allo scopo di potere scegliere l’origine dei prodotti agricoli.

ALBERTO ALBERTINI - Responsabile Tecnico Ispezioni e Certificazione di prodotto CCPB