Fare la spesa pensando all'ambiente
Cibo e ambiente hanno un rapporto intenso e complicato, legato alle tecniche di coltivazione e allevamento, alla filiera, alla trasformazione, agli imballaggi e ai consumi. Il consumatore finale, che difficilmente riesce a ripercorrere tutta la storia di ciò che porta in tavola, quanto ne è consapevole? E quanto è interessato, attento e disponibile ad impegnarsi in prima persona per ridurre gli impatti? Queste sono le domande a monte dell’indagine “L’ambiente, il clima e gli acquisti alimentari”.
L’indagine, disponibile alla compilazione online nei mesi di gennaio e febbraio 2013, era strutturata in quattro diverse sezioni: nella prima si richiedevano alcune informazioni anagrafiche di base, quali sesso, istruzione, età e domicilio; nella seconda si andavano a verificare le abitudini di consumo, sia rispetto alle tipologie di alimenti acquistati che rispetto ai luoghi della spesa, alle motivazioni prevalenti e alle abitudini più o meno sensibili all’ambiente (ad esempio l’attenzione per la stagionalità di frutta e verdura o per il packaging); la terza sezione del questionario verificava le conoscenze relative al rapporto tra cibo, ambiente e clima e l’ultima sezione chiedeva se si fosse o meno disponibili a cambiare le proprie abitudini sulla base di maggiori e migliori informazioni.
Dalle 684 risposte raccolte, sono emerse diverse cose interessanti. Nel complesso i consumatori che hanno risposto si sono dimostrati molto attenti agli aspetti ambientali del cibo, anche se alcune tematiche hanno catalizzato maggiormente l’attenzione: provenienza e stagionalità sono aspetti di particolare interesse, mentre dall’altro lato il tema degli imballaggi non è particolarmente sentito. Nonostante le abitudini di acquisto dei più denotino sensibilità ambientale, soltanto il 13% dei rispondenti ha individuato l’ambiente come motivazione prevalente per le proprie scelte di acquisto. Ma quasi tutti vorrebbero comunque saperne di più. Oltre il 90% delle persone infatti si sono dette insoddisfatte della quantità e della chiarezza delle informazioni riguardanti gli aspetti ambientali e climatici presenti sulle etichette alimentari.
Andando a suddividere le risposte sulla base di specifiche caratteristiche sociali, si è reso evidente che alcune categorie di persone spiccano in positivo e in negativo. Tra i più sensibili troviamo le donne e, soprattutto, i vegetariani, particolarmente attenti ed informati. La lista dei “cattivi” invece si compone dei single, dei giovani di età tra 20 e 29 anni e dei forti consumatori di carne.
È interessante il ruolo della carne di alimento-spia del consumatore più o meno sostenibile: il consumatore donna, che fa la spesa prevalentemente al GAS e che giustifica le proprie scelte alimentari con motivazioni legate alla salute e all’ambiente acquista 525 grammi di carne in meno a settimana rispetto alla media. Viceversa, il consumatore uomo, che fa prevalentemente la spesa al supermercato e che giustifica le proprie scelte alimentari con motivazioni legate alla convenienza acquista 310 grammi di carne in più a settimana rispetto alla media.
Infine, anche la propensione ad acquistare prodotti biologici ha alcune implicazioni interessanti: il consumatore che acquista sempre prodotti biologici, acquista 610 grammi di frutta e verdura in più a settimana rispetto all’intero campione, mentre chi non compra mai prodotti biologici compra 590 grammi di frutta e verdura in meno alla settimana.
Dunque si può affermare che il campione analizzato fa scelte sensibili e compatibili dal punto di vista ambientale, ma il più delle volte lo fa in maniera inconsapevole.
LUNA BEGGI, ricercatrice Geografia e Processi Territoriali www.mangiamenoco2.it
Certificazione: Fare la spesa pensando all’ambiente

